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mercoledì 12 aprile 2017

LA MENTE QUANTICA


Il potere della mente quantica esiste?
E' davvero possibile sintonizzare il nostro cervello con dei fenomeni fisici per influenzare la realtà? Cercherò di rispondere nel modo più onesto e obiettivo possibile.

"L'osservatore influenza il sistema osservato"

Cominciamo dalla definizione: cos'è la mente quantica?

È una tecnica che ci permette di sintonizzarci sui nostri desideri per trasformarli in realtà, in maniera non molto diversa da quanto accade per la Legge di Attrazione (anche se non manca chi prende le distanze da quest'ultima).
È basata su un fenomeno quantistico - a cui deve il nome - per il quale "l'osservatore influenza il sistema osservato" (ovviamente, non è così semplice).

Come funziona?

Richiede solamente di pensare intensamente ed in modo particolare ai nostri desideri, ma non è necessaria alcuna azione pratica per avvalersi di questa capacità.

Bene, per prima cosa analizziamo la questione dal punto di vista della Fisica.

Per poter discutere di mente quantica è necessario spiegare cosa sia la fisica quantistica o meglio, la meccanica quantistica.


A differenza della fisica classica, in meccanica quantistica non si può conoscere la posizione esatta di un corpo, ma si può individuare un "intorno" probabile, cioè un insieme di luoghi, tale che il corpo si trovi quasi certamente in uno di essi.
 
La meccanica quantistica (anche detta fisica quantistica o teoria dei quanti) è la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica.

 
Venne sviluppata nel ‘900 quando la meccanica classica si dimostrò incapace di descrivere il comportamento della materia e della radiazione elettromagnetica a livello microscopico, a scale di lunghezza inferiori o dell'ordine di quelle dell'atomo o ad energie nella scala delle interazioni interatomiche.

 
L'incoerenza e l'impossibilità delle leggi classiche di rappresentare la realtà sperimentale, in particolare della luce e dell'elettrone, furono dunque le motivazioni principali che portarono allo sviluppo della meccanica quantistica nella prima metà del XX secolo.
Essa nacque unendo ed elaborando un insieme di teorie fisiche formulate a cavallo del XIX e del XX secolo, di carattere spesso empirico.

 
Il nome "teoria dei quanti", introdotto da Max Planck agli inizi del Novecento, si basa sul fatto che alcune quantità o grandezze di certi sistemi fisici a livello microscopico, come l'energia o il momento angolare, possono variare soltanto di valori discreti, detti "quanti", e non continui.

Uno dei suoi punti fondamentali è il principio di indeterminazione di Heisenberg:
Nella meccanica classica è possibile conoscere con precisione arbitraria e limitata solo dagli apparati sperimentali la posizione e la velocità di una particella, che ad ogni istante determinano un punto nella traiettoria percorsa. Inoltre, quando si misura la posizione della particella, non si modifica in alcun modo la sua velocità. Inoltre, due misure immediatamente successive della posizione permettono di determinare approssimativamente la velocità della particella. 


"Sono dappertutto...E in nessun luogo"
 
Heisenberg nel 1927 mostrò che questa misura classica non è possibile nella meccanica quantistica: alcune coppie di quantità fisiche, come velocità e posizione, non possono essere misurate nello stesso momento entrambe con precisione arbitraria. Tanto migliore è la precisione della misura di una delle due grandezze, tanto peggiora la precisione nella misura dell'altra. In altri termini, misurare la posizione di una particella provoca una perturbazione impossibile da prevedere della sua velocità e viceversa.

Heisenberg osservò che per conoscere la posizione di un elettrone, questo dovrà essere illuminato da un fotone. Più bassa sarà la lunghezza d'onda del fotone, maggiore sarà la precisione con cui la posizione dell'elettrone è misurata.
Le comuni onde marine non sono affette, nella loro propagazione, dalla presenza di piccoli oggetti. Al contrario, oggetti grandi almeno quanto la lunghezza d'onda disturbano e spezzano i fronti dell'onda, disturbi che permettono da soli di individuare la presenza dell'ostacolo che le ha generate.

 
In ambito quantistico, tuttavia, a basse lunghezze d'onda il fotone trasporterà un'energia sempre maggiore, che assorbita dall'elettrone ne perturba sempre di più la sua velocità, rendendo impossibile stabilire in contemporanea quale sia il suo valore.
Al contrario, un fotone ad alta lunghezza d'onda perturberà poco la velocità dell'elettrone ma sarà in grado di determinare con poca precisione la sua posizione.

In breve, alla base di questa disciplina c'è un principio: a differenza della fisica classica, in meccanica quantistica non si possono determinare con esattezza i valori posizionali di un corpo, vale a dire, dove esso si trova ad un certo istante di tempo. Non si può dunque conoscere la posizione esatta di un corpo, ma si può individuare un "intorno" probabile, cioè un insieme di luoghi, tale che il corpo si trovi quasi certamente in uno di essi.
Non sto a spiegarvi le equazioni prese da una vecchia dispensa, ma spero sia chiara la teoria.

Bene, ora i fautori della mente quantica porteranno l’esempio del gatto di Schrödinger, ma lo aggiustano a modo loro, comunque iniziamo riportando il vero esperimento (da Wikipedia).


"Il gatto è contemporaneamente sia vivo che morto e non si può determinare il suo stato senza l'osservazione ovvero una misurazione"
 
L'esperimento e le sue conseguenze

« Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d'acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d'essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un'ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l'evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un'ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione dell'intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso. »
(Erwin Schrödinger)

L'apparente paradosso nasce dal fatto che in meccanica quantistica non è possibile descrivere classicamente gli oggetti, e si ricorre ad una rappresentazione probabilistica: per mostrare il fatto che una particella può collocarsi in diverse posizioni, ad esempio, la si descrive come se essa fosse contemporaneamente in tutte le posizioni che può assumere.

Ad ogni posizione possibile corrisponde la probabilità che osservando la particella essa si trovi proprio in quella posizione. L'operazione di osservazione, tuttavia, modifica irrimediabilmente il sistema poiché una volta osservata in una posizione la particella assume definitivamente quella posizione (cioè ha probabilità 1 di trovarsi lì) e quindi non si trova più in una "sovrapposizione di stati".

Schrödinger non si associava a questo punto di vista, che contrastava con il determinismo della fisica classica. Pur avendo sviluppato il concetto di funzione d'onda, l'interpretazione che egli stesso ne dava era diversa da quella probabilistica, che poi fu introdotta da Born: Schrödinger condivideva piuttosto l'idea delle "onde di materia" di de Broglie.

Ritornando al caso del gatto, occorre tuttavia precisare che la descrizione sopra esposta non è corretta. La stessa conclusione di Schrödinger, che peraltro non usa mai il termine "paradosso", è espressa in termini ben diversi: Schrödinger fa riferimento alla "funzione d'onda dell'intero sistema", non a quella del gatto. In effetti, la teoria quantistica afferma che il sistema atomo + gatto è descritto dallo stato di correlazione quantistica.

Non è quindi corretto dire che il gatto è in una sovrapposizione di due stati, perché la sovrapposizione riguarda l'intero sistema. La differenza fondamentale è che i due sottosistemi, cioè l'atomo e il gatto presi singolarmente, sono piuttosto descritti da una miscela statistica. L'incertezza sulla sorte del gatto è "classica": esso è vivo o morto con una probabilità del 50%, senza alcuna interferenza tra i due stati diversi.

La perplessità espressa da Schrödinger risiede nel fatto che la meccanica quantistica è apparentemente applicabile anche ad un essere vivente, che può ritrovarsi in uno stato di correlazione quantistica (entanglement) con una particella. È lecito chiedersi, quindi, se anche un oggetto macroscopico debba ubbidire alle leggi della meccanica quantistica, senza che ci sia la possibilità di verificarne gli effetti a livello sperimentale.

« Schrödinger descrisse uno diabolico congegno per cui un felino diventerebbe entangled con un singolo atomo. Il sistema sarebbe descritto da una funzione d'onda che rappresenta, al tempo stesso, il gatto vivo con l'atomo eccitato e il gatto morto con l'atomo tornato nello stato fondamentale, dopo che il suo decadimento ha innescato il dispositivo letale. Gli esperti di fisica quantistica obietteranno che il gatto è un sistema complesso e aperto, che non può, neanche all'inizio del crudele esperimento, essere descritto da una funzione d'onda. Il ragionamento, tuttavia, solleva un'importante domanda: Perché, e come, la stranezza del mondo quantistico scompare nei sistemi macroscopici?
»
(Serge Haroche)
L'esperimento è chiaro, dove sono le differenze tra fisica e fautori della mente quantica?

Per cominciare, secondo loro è la prospettiva dell'osservatore a stabilire se il gatto sia vivo o morto, da qui la base della mente quantica.

FALSO: nella realtà dell'esperimento, il gatto è contemporaneamente sia vivo che morto e non si può determinare il suo stato senza l'osservazione ovvero una misurazione quindi l'unica conseguenza logica è che....La mente quantica NON può funzionare.

A questo punto abbiamo tutto quello che ci occorre per descrivere il funzionamento di questa capacità. Possiamo riassumerlo così:

Pensiamo intensamente a un nostro desiderio.
Dal momento che "l'osservatore influenza il sistema osservato", pensare in un certo modo è sufficiente a far scegliere alla realtà che ci circonda l'evoluzione che più ci avvicina all'oggetto del nostro desiderio.
Continuando a focalizzarci sul nostro obiettivo influenzeremo sempre di più il mondo che ci circonda, arrivando infine al nostro scopo.


"Non c'è alcun modo di imporre a un sistema quantistico di scegliere la configurazione che più ci aggrada"

I sostenitori (che traggono profitto da questa tecnica) chiamano questo passaggio "sintonizzarsi sui propri desideri", un po' come se i nostri obiettivi fossero dei canali televisivi da guardare passivamente senza muovere un dito.

Innanzitutto, c'è la questione dell'osservatore che influenza il sistema osservato, abusatissima in diversi ambiti totalmente separati dalla fisica (per cui capire come funziona può essere d'aiuto anche al di fuori di questo post).

Il fulcro del procedimento sta proprio nella possibilità, professata da chi promuove la mente quantica, di alterare l'evoluzione della realtà che ci circonda solamente pensando in un certo modo.

Questo non è possibile.

Se davvero fosse così, bisognerebbe ammettere in primo luogo che esista un legame profondo tra mente e fisica quantistica - il che come abbiamo visto poco fa non è del tutto irragionevole - ma soprattutto accettare che un sistema osservato possa essere influenzato senza effettuare una misura\osservazione su di esso.
Cosa impossibile e senza senso, almeno in fisica.

Il secondo punto da considerare riguarda invece la possibilità di alterare la realtà a nostro piacimento col solo pensiero.

Nemmeno questo è possibile.


Anche ammettendo che esista un legame tra mente e fisica quantistica talmente profondo da permetterci di alterare la realtà solamente pensando, ci ritroveremmo di fronte all'impossibilità di prevedere l'evoluzione scelta dal sistema.

In breve, non c'è alcun modo di imporre a un sistema quantistico di scegliere la configurazione che più ci aggrada. Ma supponiamo per assurdo che questo sia possibile, sulla terra siamo 6.000.000.000 di persone quindi 6 miliardi di osservatori che influenzano infiniti sistemi, sicuramente almeno 2 o più osserveranno lo stesso fenomeno, influenzandolo.

Capite dove voglio arrivare, no?

 
Immaginiamo che per un posto di lavoro si presentino alle selezioni 100 persone di cui 4 illuminate che useranno i loro poteri quantici, ma il posto è comunque 1 quindi solo 1, magari non quantico, otterrà il posto. La morale della favola ormai è chiara: non è possibile influenzare la realtà.

Il meglio che possono fare queste tecniche è appunto suggestionarci, rimuovendo i nostri limiti inconsci, ottimo per imporci di rispettare una dieta o per obiettivi simili.
Sono invece inutili per vincere al gioco o per trovare l'amore o qualsiasi altro fenomeno che riguarda la realtà oltre il nostro controllo.


Guarda caso, i fautori della mente quantica giustificano il fallimento parlando dei limiti posti dall' inconscio.




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