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lunedì 6 luglio 2015

Come smettere con le paranoie e godersi la vita


Urge chiarire che non sono buddista prima che qualcuno pensi che sia in qualche stanzino a intossicarmi con i fumi dell’incenso e con un discutibile gusto per l'arredo di casa… :-)))

" Dicesi sega mentale il pensare a cose che non hanno attinenza con la realtà "

Le “seghe mentali” sono una metafora un po’ grezza ma molto efficace, inventata dallo scrittore Giulio Cesare Giacobbe, per indicare quella continua attività mentale che ci caratterizza un po’ tutti e che per lo più si svolge a vuoto, senza portare mai ad alcun risultato. Se per “sega mentale” dobbiamo intendere il pensare a cose che non hanno attinenza con la realtà – considerando che l’unica realtà accertabile è costituita dal nostro corpo e dall’ambiente fisico che lo circonda – allora dobbiamo anche riconoscere che quasi non facciamo altro nella vita.

Non dobbiamo prendercela per questo, perché è normale. Purtroppo, però, a parte i casi di “seghe mentali” benefiche, come ad esempio il pensiero creativo, la maggior parte delle seghe mentali è malefica, cioè ci procura sofferenza. Una sofferenza inutile, come quando ad esempio ci preoccupiamo per qualcosa che potrebbe succedere nel futuro, rovinandoci così il tempo presente.

Le origini di questo atteggiamento sono biologiche, perché il nostro cervello, specie nella sua parte più “antica”, è attrezzato per farci reagire istantaneamente di fronte al pericolo. Ma i pericoli reali nel mondo contemporaneo sono ben pochi. E così il pensiero – come reazione a ciò che percepiamo come aggressione dall’esterno – sostituisce le azioni reali con azioni simulate.
In pratica, tentiamo di risolvere i nostri problemi pratici senza uscire dall’ambito dell’attività mentale, dunque invano.
Facci caso: se non sei impegnato/a in un compito mentale particolare – tipo leggere, guardare un video o parlare – e riesci ad avere quel minimo di lucidità che ti consente di osservare quello che stai pensando, ti accorgerai che la tue mente è costantemente proiettata nel passato o nel futuro, senza che ciò porti a nulla. In pratica, ti stai facendo una sega mentale.
È molto brutto a dirsi, ma rende bene l’idea. Quel tipo di pensiero non ti risolve alcun problema e ti aggiunge disagio al disagio.

La cosa più difficile da ammettere è che la stragrande maggioranza dei nostri pensieri non la controlliamo affatto, perché si produce da sola. Come a dire che le seghe mentali si fanno da sole, sempre mantenendoci ben a distanza dalla realtà. Non ci fanno vedere le cose come sono realmente. In questo senso, ci rendono ciechi. È dura demolire quel mito cartesiano del “penso dunque sono” che ci hanno insegnato a scuola e ci rende così fieri della nostra umanità.

In seguito, le parti essenziali:

"Dicesi sega mentale il pensare a cose che non hanno attinenza con la realtà "

"La realta' e' il nostro corpo e l'ambiente fisico che ci circonda"

"Le seghe mentali si dividono in seghe mentali benefiche (ovvero quelle a cui un determinato pensiero fa seguire un'azione pratica nella realtà) e seghe mentali malefiche,che danno sofferenza".

"Migliaia di anni fa quando venivamo aggrediti dalla tigre dai denti a sciabola, il nostro sistema d'allarme andava benissimo per il suo scopo : ci faceva correre come razzi.
Eravamo tutti primatisti sui cento,duecento e trecento metri (qualcuno, colui che sicuramente si salvava, anche sul kilometro).
Ma adesso ?
Adesso non e' cambiato niente : continuiamo a essere tutti primatisti sui cento,duecento e trecento metri(qualcuno anche sul kilometro) con la differenza che non c'e` più nessuna tigre dai denti a sciabola a inseguirci.
E neppure nessun leone,nessuna pantera,nessun leopardo,nessun puma,nessun orso.....
Oggi non ci insegue più nessuno, salvo che non abbiamo svaligiato una banca senza aver avuto la furbizia di far perdere le nostre tracce.
E allora perché corriamo continuamente come se fossimo inseguiti dalla tigre dai denti a sciabola?
Perché quello che fa scattare in noi l'allarme, non e' la tigre (problema reale) ma il nostro cervello (sega mentale)".

E queste seghe, aggiungerei, che sono il difetto principale che ho dentro il cervello.
Anche se all'inizio puo' essere comprensibilmente difficile, devo farlo, almeno tendenzialmente : pensare al reale !

Per finire, gli psicofarmaci, stabilizzatori dell'umore e ansiolitici (magari con una terapia adeguata e con molta fortuna) posso sicuramente aiutare.

Ma il primo lavoro lo dobbiamo fare noi stessi, non aspettare che sia il farmaco, perché il farmaco non sistema la paranoia.

Quindi il problema e' la perdita di contatto con la realtà...che fa scatenare le seghe.

Questo e' un punto dolente : per la realtà (quella di alcuni anni fa) ci sono troppi intralci che fanno convertire verso il virtuale :

Chat
Facebook
SMS
(una volta con le persone al telefono ci parlavi e ti scambiavi il numero fisso di casa : invece adesso ti scambi il cell e non conoscendoti e' facilissimo fraintendersi con gli sms....).



Come sono fatte le seghe mentali.


Adesso voglio prendere una sega mentale, smontarla e vedere come è fatta dentro.
Se chiedi a uno che si fa le seghe mentali se è felice, ti risponderà di no, che è immensamente infelice, che soffre. E di fatto il male che soffriamo è raramente fisico, è quasi sempre mentale. Ed è dovuto alle seghe. Alle seghe mentali, voglio dire.
Le seghe mentali quindi fanno male. Danno sofferenza.

Allora, cos'è la sofferenza?
Fisiologicamente, la sofferenza, sia fisica che mentale, consiste in uno stato di contrazione muscolare in qualche parte del nostro corpo.
La contrazione muscolare è provocata da uno stato di tensione elettrica, che è comunicato alle cellule muscolari dalle cellule nervose che sono nel cervello.
È nel cervello, dunque, che si decide se attivare lo stato di contrazione muscolare e quindi di sofferenza.

È il nostro cervello che decide, insindacabilmente, cosa costituisce un pericolo per noi. Ho detto infatti più sopra « quello che a noi sembra un pericolo ».
A volte il nostro cervello decide che non vi è nessun pericolo in cose pericolosissime e vede pericoli mortali in cose assolutamente innocue.

È il nostro cervello, sulla base della memoria che si ritrova, e non siamo noi, con tutti i ragionamenti che ci possiamo fare, che decide se siamo in pericolo oppure no.


L'elenco degli animali pericolosi per l'uomo in epoca preistorica fa ridere al confronto dei pericoli che il nostro pensiero è in grado di creare oggi.
Nessuno ha mai scritto nessun trattato né in quattro né in quattromila volumi, sull'argomento.
Perché i pericoli inventati dal nostro pensiero sono praticamente infiniti.

Alcuni appartengono al mondo che ci circonda:

- il collega che sta cercando di farci le scarpe (pur non essendo un calzolaio);
- l'amico che sta cercando di farci la moglie (pur non essendo il conduttore di un'agenzia matrimoniale);
- il marito che sta cercando di farci l'amica (pur non soffrendo di solitudine);
- il Fisco che sta cercando di metterci in mutande (pur non essendo noi dei calciatori);
...e così via.

Altri sono attinenti al nostro Io corporeo: «Oddio, mi prenderò l'aids!», «Sono troppo grasso/a!», «Con tutti questi brufoli faccio schifo!», «Sono sicuro/a che ho un cancro! » ecc. ecc; o ideale: «Sono nato/a sfortunato/a», «Nessuno mi vuole bene!», «Sono uno/a stronzo/a!», « Finirò solo/a e abbandonato/a da tutti » ecc. ecc.

Il pensiero è dunque la causa principale della nostra sofferenza, l'essenza stessa della sega mentale.

Il pensiero è come il coltello: ti ci puoi imburrare il pane oppure tagliartici la gola.
È incredibile, ma quasi tutti gli esseri umani preferiscono la seconda soluzione.


Avendo addosso una tensione insopportabile e non potendo scaricarla completamente attraverso l'azione reale, la scarichi parzialmente attraverso l’azione pensata.


Quindi …
…Il pensiero è fondamentalmente un surrogato dell'azione. Infatti, il pensiero consiste sostanzialmente nella simulazione immaginativa dell'azione.

Il pensiero che da luogo all'azione capace di eliminare le condizioni ambientali negative assolve dunque pienamente alla sua funzione di difesa dalle aggressioni ambientali.
Ma esso è un pensiero attinente alla realtà. 


Quindi …
…Il pensiero che da luogo all'azione NON è una sega mentale mentre, banalmente, il pensiero che NON da' luogo all'azione è una sega mentale.

Ma quante volte tu traduci il tuo pensiero in azione? Quante volte tu usi il tuo pensiero per risolvere problemi reali utilizzando la sua funzione più evoluta?
Quante volte invece ti immagini azioni che non sei stato o non sei in grado di compiere?

Come può avvenire che il pensiero, inventato per risolvere o alleviare i problemi reali, diventi invece il creatore di problemi immaginari?
Il fatto è che non è il pensiero che può risolvere un problema reale, ma soltanto l’azione.
Quindi se un problema reale non viene risolto con l'azione, la tensione da esso generata rimane e scatta la valvola del pensiero per contenerla entro limiti accettabili.

Ma se il problema reale è molto grave, la tensione è talmente alta che il pensiero non riesce ad abbassarla entro limiti accettabili.
Cosa fa allora il sistema per difendersi? 


Dimentica il problema.


Freud ha chiamato questo processo rimozione.

La rimozione non elimina tuttavia la tensione generata dal problema rimosso: la mantiene soltanto entro limiti non distruttivi.
La tensione continua quindi a generare pensiero.
Ma non potendosi palesare nel problema reale perché rimetterebbe in moto una tensione insopportabile dal sistema, il pensiero genera un altro problema, un problema immaginario, apparentemente risolvibile.
In realtà il problema immaginario non può essere risolto.
Infatti non esiste soluzione reale del problema immaginario per il semplice fatto che il problema immaginario non è reale.

Perché NON bisogna farsi le seghe mentali?
Per smettere di soffrire.
Perché è evidente che le seghe mentali specialmente quelle malefiche, fanno soffrire.

Infatti le seghe mentali non sono altro, come abbiamo visto, che la riproduzione iterata e automatica di pensieri portatori di una qualche tensione, cioè di sofferenza, generata da uno stato di paura, ossia di allarme nei confronti di qualcosa, che il nostro cervello ritiene pericoloso per la nostra incolumità, il più delle volte non reale ma simbolica.


Come non farsi le seghe mentali


Ci sono due considerazioni da fare.
- La prima è che questo giudizio è valido soltanto se riferito al passato.
Quando il passato era presente, questo giudizio non era valido, perché allora mi sembrava importante dire quello che ho detto.
Questo ragionamento apparentemente inutile te l'ho fatto perché accade spessissimo di inquinare il presente con giudizi negativi sul passato, con il risultato di deprimerci in merito a supposti errori commessi.
Questo è un tipico esempio di sega mentale.
Possiamo anche avere sbagliato, ma sbagliamo ancora se ci deprimiamo invece di trarre un insegnamento.

- La seconda considerazione è che una qualche importanza la deve avere anche quello che ho detto prima, se sentivo il bisogno di dirlo.
Questo è un modo vantaggioso di vivere la realtà: vedendo nel presente gli aspetti positivi del passato.

Il vedere soltanto e anzi il soffermarsi sugli aspetti negativi del passato equivale a pensare cose non attinenti alla realtà e quindi a farsi delle seghe mentali.
E queste seghe mentali, che sono specificamente malefiche, alla lunga portano a una conseguenza terribile, che equivale a un suicidio: la depressione.

La depressione è il nostro più grande nemico: essa ci fa non solo soffrire, ma anche ammalare e morire.

Freud lo ha chiamato istinto di Thanatos (morte).
Noi tendiamo naturalmente alla depressione, non all'esaltazione, specie dopo i venticinque anni, quando comincia il catabolismo cellulare, cioè quando muoiono più cellule di quante ne nascano.
Quindi occorre che ci difendiamo dalla depressione a tutti i costi, se vogliamo stare bene.
Siate disposti a fare qualunque cosa, anche la più turpe, pur di non andare in depressione.
L'importante è mantenere il nostro Io in esaltazione.

Poiché le seghe mentali malefiche sono la causa primaria della depressione, la cosa più importante, sul piano concreto, è dunque questa: come smettere di farsi le seghe mentali (malefiche)?
Cioè come smettere di andare in paranoia per ogni cosa che il nostro cervello decide essere un attentato alla nostra incolumità simbolica?
Cioè come smettere di pensare a cose (ritenute minacciose) non attinenti alla realtà?
E quindi come smettere, in generale, di pensare a una cosa?
Queste domande cruciali comportano due problemi.

Il primo problema è: siamo veramente in grado di smettere di pensare a qualcosa e, più in generale, siamo in grado di smettere tout court (che non vuol dire, come i più maliziosi pensano, « tutto corto ») di pensare?
La risposta è: sì.
Il secondo problema è: come?

-Esempio della consapevolezza-
Cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza?
Mangiando un mandarino, sapete che lo state mangiando. Ne gustate pienamente la fragranza e la dolcezza.

Mangiare un mandarino senza consapevolezza ?
Mangiando un mandarino, non sapete che lo state mangiando. Non ne gustate la fragranza e la dolcezza. Così facendo, non potete apprezzare la natura splendida e preziosa del mandarino.

Se non siete consapevoli di mangiarlo, il mandarino non è reale.
Se il mandarino non' è reale, neppure chi lo mangia è reale.
Ecco cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza.

Ecco dunque il segreto!
Per smettere di farsi le seghe mentali occorre rivolgere la propria attenzione a ciò che si sta facendo, a ciò che ci succede, al mondo che si ha intorno
Smettere di pensare!
Smettere di macinare pensieri malefici!
Smettere di farsi le seghe mentali!
Mi dirai: bella scoperta!

È vero che per ottenere questo devi fare un atto di volontà.
Ma io ti ho detto dove devi indirizzare il tuo atto di volontà.
La tua volontà deve mettere in moto la tua attenzione.
Devi semplicemente rivolgere la tua attenzione su quello che stai facendo.
È ciò che il Buddha chiama « presenza mentale ».

La presenza mentale è il segreto per smettere di farsi le seghe mentali.
Quindi la presenza mentale nella realtà è il segreto per godersi la vita.
Infatti, se tu sei presente alle cose che stai facendo e che ti circondano, te le godi.
Naturalmente, anche questa cosa, come purtroppo tante altre nella nostra vita, anche se è semplice a dirsi, è difficile a farsi.

Le cose importanti vanno costruite gradualmente.

Se concentri la tua attenzione su un fatto o su un oggetto, essi per te diventano reali, come ha detto il Buddha. Non solo, ma assumono un rilievo particolare, li vedi chiaramente in tutta la loro unicità e la loro bellezza: li assapori e li godi.

Se ti fermi a osservare, a vivere con consapevolezza, con presenza mentale, ogni istante, ogni persona, ogni oggetto, ogni situazione della tua vita, potrai dire di avere realmente vissuto, di essere stato/a realmente presente nel tuo mondo, nel tuo tempo, di essere realmente esistito/a e non essere stato/a soltanto un fantasma che ha attraversato la vita senza lasciare traccia.
Se rivolgerai la tua attenzione al mondo che ti circonda, scoprirai che ci sono in esso mille meraviglie che non avevi mai notato, assorto/a com'eri nelle tue seghe mentali.

Perché quando osservi, quando osservi veramente, con attenzione, con partecipazione, smetti di pensare.
Smetti di farti le seghe mentali.
Sarà sufficiente che tu rivolga la tua attenzione al mondo che ti circonda smettendo di cercare, smettendo di volere, smettendo di fare qualcosa.

Rilassare il corpo
Tutte le volte che ti scopri a essere preoccupato/a, a temere per qualcosa, a rimpiangere qualcosa, a desiderare qualcosa che non puoi avere, a volere liberarti di qualcosa dalla quale non puoi liberarti, e così via in tutta la casologia varia e terribile delle seghe mentali, porta semplicemente
l'attenzione al tuo corpo e scoprirai che il respiro è concitato, che il cuore sta battendo troppo velocemente, che lo stomaco è contratto, che hai le mandibole serrate, che i muscoli delle spalle e del collo sono duri come pietre.
E allora comincia a parlare con il tuo corpo, con i tuoi polmoni, con il tuo cuore, con il tuo stomaco, con le tue mandibole, con le tue spalle e con il tuo collo.

Tu non parli mai con il tuo corpo, non lo degni mai della tua attenzione, lo abbandoni sempre a se stesso, ai suoi processi automatici.
Non devi stupirti poi se un giorno o l'altro il tuo corpo si ammala.
Si è logorato nei suoi automatismi tensivi, nel suo stress solitario. 

Parla con il tuo corpo e digli di rilassarsi, perché non c'è niente che lo minaccia, è al sicuro nelle tue mani, tu lo assisti e lo proteggi.
Vedrai che alla fine il tuo corpo imparerà a rilassarsi. 

Per imparare a fare questo ti ci vorrà un po' di tempo, ma ne vale la pena, ne
va della tua salute, della tua felicità e della tua vita.
Se hai difficoltà a concentrarti sul tuo corpo, segui questo metodo: concentrati sul tuo respiro.
La concentrazione sul respiro è il modo più semplice per concentrarsi sul proprio corpo.

La difficoltà maggiore, in tutti questi esercizi di concentrazione su oggetti neutri o gratificanti, è che ci si addormenta.
Perché questo avviene?
Perché, come ho detto, la concentrazione su un oggetto neutro o gratificante abbassa il livello della tensione e questo permette all'organismo di ricostituire il suo livello energetico ottimale, che si è abbassato in seguito al grande consumo energetico dovuto allo stato di tensione: la modalità naturale con cui l'organismo ricostituisce il suo livello energetico ottimale è appunto il sonno.

Cerca dunque di non addormentarti ma di rimanere vigile e cosciente, quando ti concentri sul tuo respiro. Quando sarai diventato/a bravo/a nel concentrarti sul tuo respiro, impara a concentrarti sul tuo corpo.
Lo scopo di questa pratica non è la trance, l'estraniazione dal mondo e dalla realtà, ma esattamente il contrario: la presenza mentale nella realtà. E il tuo corpo fa parte della realtà.
Impara dunque a rivolgere l'attenzione al corpo, a diventare consapevole di esso.

Presenza mentale
Giacobbe ci spiega anche brevemente (è un libro piccino) come non farci le seghe mentali: rivolgere la nostra attenzione a ciò che stiamo facendo, a ciò che ci succede, al mondo che abbiamo intorno. In altre parole, coltivare la presenza mentale, l’unico modo per goderci la vita.

Mantenere la presenza mentale però è molto difficile, perché il nostro cervello tende naturalmente alle “seghe mentali”. Allora è necessario fare silenzio e addestrarlo con continui esercizi di concentrazione, per riportare la mente costantemente a ciò che avviene nel nostro corpo e nella nostra mente. Questa, in altre parole, è la meditazione.
L’arte di osservare, osservare senza pretendere di intervenire. Così si vede e si capisce veramente cosa succede, in ogni circostanza della vita.

Ecco spiegata in un modo molto semplice l’essenza del buddhismo. E se il Buddha leggesse “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita” molto probabilmente non si scandalizzerebbe affatto.

Fonti:

zeninthecity
fobiasociale

Testo originale


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