Nell’immaginario popolare esistono notti dotate di un particolare potere magico, capaci di far riaffiorare da tempi e luoghi segreti, energie mistiche e divinatorie.
Tra queste, la notte di San Giovanni,
che cade proprio tra il 23 e il 24 Giugno.
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“Ma tu
chi sei che avanzando nel buio della notte
inciampi
nei miei più segreti pensieri?”
Shakespeare
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Nel folklore
popolare questa ricorrenza gode di un particolarissimo alone di mistero oltre
che di una straordinaria valenza simbolica. Si narra infatti, che proprio in
questa particolare notte, streghe e janare si riunissero intorno al famoso “Noce
di Benevento” per la cerimonia considerata tra le più antiche nel
mondo dell’occulto: “Il sabba”, strano rituale in cui donne devote al
demonio ungevano il proprio corpo con unguenti a base di grasso animale in
grado di conferire loro il potere di librarsi nell’aria.
Probabilmente
proprio in una simile credenza si radica la tradizione del “nocillo” (o nocino
che dir si voglia) particolare liquore a base di noci dal potere energizzante
(ed in alcuni casi curativo) molto utilizzato in Campania. Chi vuole produrre
il suo nocillo pare debba proprio aspettare questa notte per raccogliere le
noci con il mallo ancora morbido ed iniziare l’infusione.
Tantissime sono
le tradizioni legate alla magica notte di San Giovanni, soprattutto
nel Sud Italia dove, come ricordava il grande antropologo Ernesto De Martino, magia, fede e superstizione
sembrano ancora oggi intrecciarsi e fondersi; dando vita ad una vasta ed
affascinante cultura popolare ricca di riti, strane credenze e bizzarre
abitudini.
Fino a metà degli
anni ’60, nel napoletano ma in generale in tutta la
Campania, persisteva la convinzione che la notte compresa tra il 23 e
il 24 giugno fosse dotata di un inquietante potere divinatorio. Allo
scoccare della mezzanotte ogni uomo, terreno e finito, poteva spalancare la
propria porta sull’occulto mediante riti di chiaroveggenza in grado di svelare
particolari futuri legati all’amore, alla fortuna o alla salute.
Non è un caso
quindi che proprio le giovani donne fossero, in un certo senso, considerate le
vere protagoniste di questa straordinaria ricorrenza. Nell'alto casertano
nonne, mamme e vecchie zie raccontano di un inquietante rito in voga fino
a metà del secolo scorso secondo cui le giovani vergini, dopo aver
recitato una preghiera nude davanti allo specchio, avrebbero potuto vedere
riflessa per qualche secondo l’immagine del loro futuro sposo. E coloro che non
si sarebbero mai sposate, magari vittime di una morte prematura? In quel caso
avrebbero visto riflessa l’immagine di una bara da morto.
Ma questa non
sembra essere l’unico rituale legato all’amore. Nel napoletano le giovani erano
solite sciogliere del piombo in un recipiente pieno acqua e lasciarlo a
riposo per tutta la notte. Il piombo fuso a contatto con l’acqua, nel suo
indurirsi, è solito assumere le forme più inusuali e disparate, in questo caso
però tali forme venivano considerate ”divinatorie“.
Si credeva che il solidificarsi della sostanza non avvenisse a caso, ma secondo
leggi occulte e misteriose che avrebbero fatto assumere all’elemento una forma
che avesse a che fare con il mestiere svolto dal futuro marito: una
scarpa per un calzolaio, un paio di forbici per un sarto, un martello per un
fabbro e via dicendo.
Tale pratica pare
fosse in uso anche in altre zone d’Italia ma con la variante dell’uovo al posto
del piombo.
Ad avere un ruolo
centrale in questa strana notte è il mare. Sulle coste di tutta Italia, infatti, vige l’usanza di
appiccare fuochi in spiaggia in onore del santo aspettando la mezzanotte per
fare il bagno. Nei paesi vesuviani, però, tale tradizione si impernia su
credenze sostanzialmente diverse e ben più inquietanti. Pur mantenendo la
tradizione dei falò, che rende le nostre spiagge ancor più suggestive, è
consuetudine che i giovani uomini non debbano bagnarsi perché, proprio nel
giorno di San Giovanni, il mare potrebbe portarli via con sé.
C’è inoltre chi,
proprio nella notte dei falò, raccoglie la sabbia (considerata benedetta)
portandola in camera da letto come “amuleto” per combattere
la sfortuna.
Nonostante oggi
tutto questo possa sembrare superato e forse addirittura bizzarro, è importante
sapere che queste tradizioni hanno in realtà origini antichissime le cui radici
possono essere rintracciate nei riti propiziatori e nei cerimoniali legati al solstizio d’estate.
vesuviolive.it


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