Alessandro, Conte di Cagliostro
Giuseppe Balsamo nacque a Palermo il 2 giugno 1743, figlio di Pietro Balsamo, un venditore palermitano di stoffe, e di Felicita Bracconeri, fu battezzato l'8 giugno 1743 con i nomi di Giuseppe, Giovanni Battista, Vincenzo, Pietro, Antonio e Matteo.
Il padre morì poco tempo dopo la sua nascita e Giuseppe fu accolto nell'istituto per orfani di San Rocco dove compì i primi studi, successivamente venne affidato al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone .
Così, nel convento che era annesso all'Ospedale dello Spirito Santo, Giuseppe si interessò di erbe medicinali, delle loro proprietà e delle tisane utilizzate dalla medicina dell'epoca; una conoscenza che gli tornerà utile negli anni a venire.
Qualche anno dopo durante un viaggio a Messina Messina, conobbe un certo Altotas (probabilmente un nome iniziatico o uno pseudonimo), , con il quale avrebbe viaggiato in Egitto, a Rodi e a Malta, e che Cagliostro indicò come suo primo maestro, che l'avrebbe introdotto nel 1766 nell'Ordine dei Cavalieri di Malta. Queste notizie furono fornite da Cagliostro in un suo Memoriale del 1786, ma sulla figura dell'Altotas la storia non ha mai fatto alcuna luce.
Nel 1768 il Balsamo il 21 aprile, si sposa nella chiesa di San Salvatore in Campo con Lorenza Serafina Feliciani, una bella ragazza nata l'8 aprile 1751, analfabeta, figlia di un fonditore di bronzo.
Il certificato di matrimonio è tuttora conservato e attesta che il Nostro si chiama effettivamente Giuseppe Balsamo ed è figlio del fu Pietro, palermitano: non vi è traccia di alcun titolo nobiliare, né in particolare del nome di Cagliostro.
A Roma il Balsamo, discreto disegnatore, vive falsificando documenti, diplomi e sigilli, oltre ad alcune millantate onorificenze, come il titolo di "Colonnello del Re di Prussia", peraltro mai ricevute, in complicità con due conterranei, un sedicente marchese Alliata e un certo Ottavio Nicastro, che morirà impiccato per aver ucciso l'amante.
È proprio quest'ultimo, insieme con il suocero di Balsamo, a denunciarlo come falsario e allora Giuseppe e Lorenza, con il marchese, abbandonano Roma per un lungo viaggio che li porta fino a Bergamo: qui, continuando la prediletta attività di truffatori, vengono entrambi arrestati, mentre l'Alliata riesce ancora a fuggire. Rilasciati, si trasferiscono in Francia - ad Aix-en-Provence conoscono Giacomo Casanova, che definisce Balsamo «un genio fannullone che preferisce una vita di vagabondo a un'esistenza laboriosa» - e ad Antibes, dove con i proventi della prostituzione di Lorenza, si procurano il denaro per raggiungere, nel 1769, Barcellona.
Anche qui Lorenza viene spinta dal marito nell'accogliente letto di ricchi personaggi: insieme con uno di questi, un tale marchese di Fontanar, raggiungono alla fine dell'anno Madrid: mantenuti nel palazzo del marchese, cercano intanto di guadagnare l'amicizia di influenti personalità della capitale spagnola. Cacciati alla fine di casa, nel 1770 si trasferiscono a Lisbona, dove Lorenza diviene l'amante del banchiere Anselmo La Cruz.
L'anno dopo la coppia è a Londra che lasceranno pochi mesi dopo ripetuti scandali.
Adottando in questo periodo il nome di Alessandro di Cagliostro 12 aprile 1777 decise di iniziarsi, insieme con la moglie, alla Massoneria, nella loggia "L'Espérance", sita in una taverna di Soho.
Inizia qui il suo percorso nel mondo esoterico.
fonderà la sua loggia che si inqudrà nella tradizione della massoneria esoterica templare per la precisione nel rito egizio.
il 23 luglio 1788 parte con Lorenza per Aix-les-Bains, di qui vanno a Torino ma ne vengono immediatamente espulsi e allora si recano a Genova passando, in settembre, per Venezia, poi per Verona e di qui nei territori imperiali, soggiornando un mese a Rovereto per poi raggiungere la città di Trento il 21 novembre.
A Trento è ben accolto dallo stesso principe-vescovo, Pietro Virgilio Thun, ed egli stesso mostrò grande deferenza nei confronti della confessione cattolica; giustificò la sua appartenenza alla Massoneria, spiegando di non averla mai considerata contraria alla fede religiosa e si dichiarò pronto ad andare a Roma, purché munito di salvacondotto.
E a Roma, al cardinale Ignazio Boncompagni Ludovisi, il 25 marzo 1789 scrive il vescovo di Trento, sostenendo che Cagliostro si è ravveduto e che la moglie «se ne vive in continui mentali spasimi, ardendo da un canto di costì rivedere il cadente quasi ottuagenario genitore, e dall'altro temendo che l'intollerante consorte non torni, non esaudito, nel pristino disordine, con evidente pericolo di perdervi l'anima».
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